L'Homo-technologicus è un ibrido di uomo e macchina, che non è un uomo + tecnologia e non si tratta nemmeno di un uomo con un computer impiantato nel cervello bensì, un’unità evolutiva completamente nuova, composta di materia organica, corporea, con ente mentale, psicologico, sociale e culturale senza precedenti, almeno in questo pianeta.
Tra tecnologia ed esseri umani comincia a instaurarsi una simbiosi per cui uno influenza gli altri e viceversa: la tecnologia che modifica l'individuo (di conseguenza, il suo stato fisico, mentale) e l'individuo che, a sua volta, modifica la tecnologia. Le modificazioni dello stato fisico e mentale, indotte dalla tecnica informatica (oggi) e dalla bioingegneria (domani), provocano una modificazione della specie che se adegua all’ambiente modificato e, a sua volta, questa nuova specie induce ulteriori modificazioni nell’ambiente.
Di solito si tratta di un processo lungo ma ora non è più così. Le novità tecnologiche si alternano a ritmo vertiginoso, la reazione tra gli esseri umani, la cultura e la società è a volte troppo lenta e diventa sempre più difficile controllare il cambiamento.
Non sono temi semplici per un povero sapiens mortale: lo sviluppo tecnologico, la distanza sempre più profonda tra scienza e tecnica, il proliferare incontrollato dell'informazione. Ma sono argomenti importanti su cui bisogna riflettere se si vuole riuscire a capire come sarà il futuro.
Il futurologo Vito Di Bari, nel suo libro “Il futuro che già c’è (ma ancora non lo sappiamo)” ci introduce, di forma affascinante, in questo ancora misterioso universo futuristico, cercando di inserire la tecnologia nella più ampia prospettiva della cultura umana e dell’epistemologia – la filosofia della scienza.
“Nel 2025 la chirurgia estetica sarà diventata un fenomeno di massa e, meno del 50% dei nati in questo secolo, conserveranno il proprio corpo totalmente esentato da interventi di chirurgia estetica, dalla nascita alla morte.” Questa è una delle 70 previsioni sul futuro che cambieranno il nostro modo di fare le cose, relazionarci con gli altri, di divertirci e do lavorare.
Oggi, misuriamo il nostro aspetto confrontandoci con uno stereotipo basato su ideali irrealistici. L’immagine che abbiamo di noi stessi, spesso non è frutto di una visione personale, ma piuttosto di un collage d’immagini che si conforma a standard esteriori di bellezza. Per molte di noi ci sono voluti anni per riuscire ad allontanarsi del nostro falso “sé”.
I media riverbera su spot e riviste il mito di una magrezza estrema imponendo un fisico efebico stonante con la bocca a cannotto e le tette a pallone. Questo mito, per altro ridicolo, si radica nelle menti dei giovani (e non solo) facendo sì che la dieta diventi un’ossessione e le sessioni in palestra, o la semplice pratica di uno sport, se trasformi in un comportamento patologico.
E, come se non bastasse l’influenza dei miti da copertina e il risalto che si dà a diete di grido “made in Usa”, fanno del “body design” ( nuova cultura del corpo modificato), un vero e proprio fattore socializzante.
Ecco, quindi, il passe-partout per il successo nella vita: essere bello a ogni costo. Più ti assomigli a un’Agelina Jolie o un Brad Pitt, più successo in carriera ti aspetta.
Ma non preoccuparti. Secondo Di Bari, “entro il 2020 la chirurgia estetica verrà percepita come un investimento per avere un maggior successo nelle relazioni umane e nella carriera professionale”.
Oggi, chi è più bello guadagna il 5% in più rispetto alla media, il che vuol dire che, chi è brutto guadagna 5% meno di chi è bello? Niente affatto. Se sei brutto, caro anatroccolo, puoi scommettere che guadagnerai 9% in meno, conferma una ricerca fatta dagli economisti americani Kristie Engemann e Michael Owyan della Federal Reserve.
Recente sondaggio dell’Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery, indica che l’80% degli americani, considera l’aspetto fisico un fattore determinante per fare carriera e pensa che, per rimediare questa “temibile” falla nel proprio curriculum, ci voglia soltanto un bisturi. L’Ela (Employment Law Alliance) dichiara, infatti, che 1 lavoratore americano su 6 ha denunciato di avere subito discriminazioni per colpa dell’aspetto fisico non “idoneo”, tali quali: chili di troppo, acne, bassa statura.
Grazie a Dio, nel 2025, tutti potranno dormire sono tranquillo. Arriveranno le nuove discipline scientifiche per plasmare ogni corpo umano del pianeta, la biomeccatronica – la scienza che utilizza discipline diverse come: biologia, robotica, microelettronica, informatica, per bio- ibridizzare la specie umana. Grazie all’ingegneria genetica, si potrà comandare la crescita muscolare – ad esempio – attraverso il gene “Igf1” e scolpire un corpo mozzafiato, senza alcuno sforzo. E senza bisturi.)
Saremmo, quindi, tutti degli JoliePitt. Punto e basta. E per di più, technologicus. Cosa se vorrà di più della vita? E non venire a dirmi quel patetico “un Lucano” che per altro fa schifo!
Niente più concorsi di bellezza, noiosi come Miss Italia, niente veline, letterine e via dicendo.
Chi sa come sarà felice Antonio Ricci! Niente più sbancare l’audience con tutte quelle veline sponsorizzate, con tanto di raccomandazione!
Alla fine… non solo la legge sarà uguale per tutti ma pure la bellezza!
Infine… una vera Par condicio!
Fonte: Homo Technologicus di Giuseppe Longo
Il Futuro che c’è già – Vito Di Bari